Elain

mercoledì 14 dicembre 2011

STE CASSETTI MALEDETTI

Ogni volta che vivo un momento della mia vita per quanto possa non essere il massimo penso sempre di essere confusamente felice.
Ogni periodo era per me un momento nuovo e in grado di sistemare altri mattoncini per mirare ancora più in alto.
Ecco ora che mi accorgo di avere i pantaloni al rovescio li sistemo.
E mi accorgo che i miei pantaloni sono sporchi.
Ogni periodo prende un nome, un etichetta che mai avrei pensato di dare.
Tutto diventa chiaro e divisibile in cassetti adatti.

E così posso leggere il periodo SPENSIERATEZZA che una volta avrei chiamato presente, e oggi infanzia.

Un'etichetta porta il nome di IGNORANZA&CONVINZIONI CAMPATE IN ARIA E PREGIUDIZI, e un tempo poteva essere ribellione e certezza di essere diversi e che il futuro sarebbe stato uguale con uguali idee.

L'etichetta DISPERATA VOGLIA DI ESSERE AMATI&AMMIRATI, che in quel momento poteva sembrarmi AmoreVero e Affermazione di se stessi.

E poi una serie di piccoli cassetti tra cui leggo:
IDIOZIE,
ILLUMINAZIONI MOMENTANEE,
ERRORI,
DANNATA VOGLIA DI ESISTERE PER TUTTI,
ABBAGLI,
ABBAGLI DI NUOVO,
RINNOVO DI CONVINZIONI,
QUALCHE COSA BEN FATTA,
TROPPE COSE NON FATTE.
ABBAGLIO+DELUSIONE STRATOSFERICA MA DA ASPETTARSI.

Ecco ora penso sia giusto fermarsi qui, non ho ancora incassettato le ultime cose, alcune le sto vivendo altre non le ho elaborate.
Ho ancora diversi armadi da sistemare, ma non ho troppa fretta di farlo.
Quando sistemi i vestiti nell'armadio ritrovi certi reperti archeologici che ti domandi perchè tu li abbia scelti.
In quel momento eri convintissimo del fatto che li avresti messi per tutta la vita, poi finiscono chissà dove e non ti vengono nemmeno in mente.
Quando li ritrovi, impolverati, stropicciati e puzzolenti decidi di sistemarli e inscatolarli magari, o buttarli.
Io non butto mai via niente.
Inscatolo tutto.
Potrebbe servirmi un giorno aprire quelle scatole per rendermi conto di cosa non va assolutamente messo mai più.

 
Piccola parentesi cinefila:
L'ultimo spunto che mi ha turbato è stato un momento di Midnight in Paris di Woody Allen.
Il protagonista fa leggere il suo libro a un critico che lo devasta con un commento parecchio pesante e freddo.
il protagonista fa una faccia un po' stranita, e la sua donna lo esorta ad accettare e avere rispetto per le critiche anche pesanti.
A volte mi chiedo perchè la gente esiga più rispetto ad una critica piuttosto che a un'opera che è costata fatica e anche se non è un capolavoro l'autore c'ha speso tempo ed energie.
Ecco insomma se alcune persone imparassero a criticare (anche negativamente) in maniera più sensibile sarebbe meglio assai!

martedì 6 dicembre 2011

PASTICCIO DI NEURONI (e di neutrini)


Certe volte uno si chiede cosa voglia esattamente dall'arte.
Tu, uomo nato bipede e con pollice opponibile 
(a che cosa opporlo sta a te), 
cosa vorresti ottenere dalle altrui creazioni?
Ognuno ricerca soddisfazioni diverse,
altri credono di non cercare soddisfazioni 
in realtà sono solo masochisti
(quindi soddisfatti nel dolore). 

Ho sentito in questi giorni interventi illuminanti, di persone con molta esperienza alle spalle in campo “artistico”. Cio che più ho condiviso è il discorso di Roberto Innocenti, prima di tutto persona semplice e disponibile, e poi grandissimo abilissimo illustratore.
Mi son trovata a condividere il suo pensiero ovviamente il mio modo di esporlo sarà diverso da quel che lui ha esternato, e lo personalizzerò piegandolo alla mia mentalità stralunata.
Quel che reputo una certezza è che nessuno sano di mente potrebbe mai definirsi artista.
La propria arte è qualcosa che può forse essere percepita da terzi, ma non da se stessi.
Ogni persona che realizza immagini (su supporti di ogni genere e nel senso più ampio anche diverso da quello visivo) è un creatore di immagini. Punto.
Come il panettiere è un panettiere, come l'insegnante è un insegnate, come un giardiniere è un giardiniere. Il pittore è un pittore. Il regista è un regista. E via dicendo.

Qualsiasi cosa o azione venga fatta in un modo egregio, con originalità e con passionalità può elevarsi ad arte. Può cambiare il mondo senza accorgersi, può cambiare l'umore delle persone in maniera decisiva per il futuro.
Mi è capitato di vedere un film non eccezionale ma senz'altro mi ha fatto riflettere su alcune tesi. Anonymous. I ragionamenti che sono nati dalla visione di questo film mi han tormentato.
L'arte cambia il mondo che esso lo voglia o no. La persona abile e arguta sa che le proprie azioni (che il popolino chiamerà “arte”) potrebbero stravolgere la società, creando nuove opinioni, esaltando nuovi miti, creando situazioni politiche concimate da metodi azzeccati per stimolare il sentimento umano.


L'arte è un percorso di petali di fiori, che appaiono così fragili a terra, ma che non possiamo evitare di seguire fino ad arrivare a luoghi inesplorati che permettono di comprendere le mille strade percorse fin'ora. 



L'arte può (e sicuramente in moltissimi casi l'ha fatto) aver deviato l'esistenza di molti personaggi che han fatto la storia dell'uomo.
L'arte è incontrollabile, è un miracolo e allo stesso tempo è pericolosa e contagiosa. Può fare leva sui sentori più intimi per mutare nella sostanza le identità.
Per rendermi maggiormente conto di quanto grande sia il potere dell'arte ho provato a prendere in considerazione alcuni fatti.
Qualche tempo fa mi capitò di vedere un film horror di quelli che io reputo copie di copie di copie. Uno di quegli horror girati con la telecamera a spalla che costano poco e incassano un sacco (di sti tempi credo sia una delle mosse migliori del cinema). In questo film, come di tradizione, una famiglia traslocava in una casa infestata da uno spirito invisibile e crudelmente dispettoso. Il film non ti dava nessun particolare elemento che poteva farti intuire le sembianze della creatura mostruosa.
Quando io e Andrew siamo tornati a casa, abbiamo deciso di fare un esperimento. Abbiamo disegnato su due fogli diversi senza sbirciare, l'idea che ci eravamo fatti sulle sembianze del mostro. I nostri personaggi erano moooooooolto simili.
Una figura antropomorfa, con peli, corna e occhi crudeli e sottili. Una postura aggressiva. In realtà abbiamo provato a creare altri personaggi alternativi, ma non erano mai abbastanza mostruosi e terrificanti. 

La cosa mi ha inquietato. La nostra esperienza visiva e lettararia ci ha condizionati tanto da avere tutti quanti un immaginario così simile da farci sembrare automi.
La Politica, La Religione, Le Grandi Personalità hanno utilizzato da sempre l'”arte” per creare pensieri comuni. 

Fortunatamente esistono diramazioni più rilassate del tema.
Esistono creazioni di persone normali, senza pretese particolari, che amano realizzare, e condividere in tranquillità e senza loschi piani le proprie opere.
Mi sono resa conto di aver fatto un frappè di argomentazioni, magari potevo dividere in parti, spiegare meglio ecc...ma in fondo va bene così, i tormenti nella mia testa esistono sottoforma di litigate spropositate e confuse, tipo quelle che si fanno con qualcuno con cui hai condiviso molto, un famigliare o un vecchio amico. Quelle litigate dove ti rinfacci sciocchezze e grandi torti, dove vieni accusato a tua volta, e dove alla fine puntualmente, anche a distanza di mesi anni...fai pace. Trovi il bene sia nell'altra persona, che nella litigata, che ti ha fatto comprendere perchè ancora hai a che fare con quella persona.

Ecco, produrre qualcosa in campo visivo, se fatto con passione, significa litigare puntalmente con la tua testa e con le tue mani, mandarle a quel paese, ricordargli quanti guai e quanti compromessi hanno accettato, per poi riabbracciarle in un nuovo giorno, in una nuova opera che mai sarebbe nata senza quel pasticcio di neuroni.

Oh ho finito con ste cagade, giuro! Eheh
Rileggo quel che ho scritto? Che dite?